"Oggi dopo la sessione pomeridiana della Corte, mi sono avvicinata a Oskar Groening. Voleva alzarsi. Ho detto: «ti prego non farlo, non vogliamo una ripetizione dell'ultima volta». Gli ho appena stretto la mano e ho detto: «ho apprezzato il fatto che sei stato disposto a venire qui ad affrontarci. Ma vorrei fare un appello ai vecchi nazisti che sono ancora vivi a farsi avanti e ad affrontare il problema dei neo-nazisti in Germania oggi. Perché questi giovani fuorviati tedeschi che vogliono far tornare Hitler e il fascismo non potranno ascoltare Eva Kor o qualsiasi altro sopravvissuto. Puoi dire loro che eri ad Auschwitz, eri coinvolto con il partito nazista, ed era una cosa terribile». Mentre stavo parlando con lui, mi ha preso e mi ha dato un bacio sulla guancia. Beh, io probabilmente non mi sarei spinta a tanto, ma credo che sia meglio di quello che mi avrebbe fatto settanta anni fa.
Di tutto ciò che è accusato - dico che è colpevole. Gli ho detto che il mio perdono non mi dispensava dall'accusarlo né che lui si prendesse la responsabilita' delle sue azioni. E ho detto ai media che lui era un piccolo ingranaggio in una grande macchina di assassinio, e che la macchina non poteva funzionare senza i piccoli ingranaggi. Ma ovviamente lui è un essere umano. La sua risposta è proprio ciò di cui parlavo quando dicevo che non si può prevedere cosa potrebbe succedere quando qualcuno dalla parte delle vittime e qualcuno dalla parte dei carnefici si incontrasse in uno spirito di umanità.
So che molte persone mi criticheranno per queste immagini, ma va bene così. E' l'incontro di due esseri umani settant'anni dopo ciò che è successo. Per quanto mi sforzi non capirò mai perché la rabbia è preferibile a un gesto di buona volontà. Mai niente di buono viene dalla rabbia. Ogni gesto di buona volontà di cui si parla nel mio libro vincerà ogni volta la rabbia. L' energia creata dalla rabbia è un'energia violenta.
Mi dispiace per Oskar Groening per una sola ragione: ha vissuto una vita infelice. Penso che se io fossi il giudice, gli farei una domanda: «hai vissuto una vita felice?». Quando si guarda indietro, lui probabilmente non può essere fiero di niente, e vede che ha sbagliato. Così giudica se stesso.
Lo scopo di questo processo dal mio punto di vista non è di condividere con lui una parte della mia mente ma di insegnare ai giovani neo-nazisti che Auschwitz è esistito. Si può fingere e dire che non è così, e se io lo testimonio e dico che è avvenuto veramente, mi destituiscono di credibilità perche' sono ebrea e ho un interesse a raccontare questa storia. Ma un ex nazista non ha interesse nel dire che Auschwitz è esistito - in realtà lui ha interesse a negarlo.
Il 99.9% dei colpevoli moriranno senza rendere testimonianza. Avrei preferito che ogni nazista, ogni colpevole, entro un termine ragionevole - non settant'anni ma molto, molto più in fretta - fosse uscito allo scoperto e avesse confessato quello che aveva fatto. Per questo semplice motivo devo riconoscere che Groening ha almeno fatto uno sforzo. Non penso che sia un eroe per questo, ma almeno lui è stato disposto ad ammettere la sua colpa in una pubblica corte.
Mi domando: cosa vogliamo in futuro? Vogliamo continuare a puntare il dito e che l'accusato resti in un angolo e l'accusatore nell'altro, senza mai incontrarsi? Guarda il mondo: non funziona. Tutto ciò che abbiamo e' gente che senti arrabbiata, persone che vanno in giro a fare cose folli.
Quando succedono cose tragiche, dobbiamo sederci e discutere, quali sono le opzioni per le vittime e per i carnefici? La maggior parte delle persone sono solo qui in tribunale per accusarlo di cose che lui ha già ammesso. Quindi ora cosa dobbiamo fare? Non credo che dovremmo alzare una statua in suo onore, ma può servire come un buon esempio per i giovani che cio' a cui ha partecipato è stato terribile, che era sbagliato, e che è dispiaciuto di averne fatto parte. E' un messaggio che ha una qualche utilità per la società.
Se fosse dipeso da me, il dialogo tra i sopravvissuti e i carnefici sarebbe dovuto iniziare tanto tempo fa. E avrebbe aiutato i sopravvissuti e forse li avrebbe aiutati a guarire se stessi, ma ancor di più a non passare il dolore ai loro figli.
Le mie idee sulla vita sono molto singolari, lo so che sono in minoranza - magari la minoranza di una sola persona. Lo so come la società ti vede, ma da come la vedo io, la società, non credo che stia andando molto bene. Quindi quello che sto dicendo è che forse dovremmo provare qualcos'altro. E la mia idea è che le persone dal lato delle vittime, e le persone dal lato dei carnefici si avvicinino, guardino in faccia la verità, provino a guarire, e lavorino insieme per evitare che accada di nuovo".