I
una fuga d'alberi alti – andante come musica
un inoltrarsi nel folto delle proprie contraddizioni
uno spavento fecondo di gnomi di streghe d'elfi
che sia beffardo e nero ramo invernale o trina
primaverile di subitanea infiorescenza rosata
questo serve alla vita questo basta forse alla vita
anche degli uomini dimentichi della notte, arresi
invano ad una scienza presuntuosa e scomposta
dispersi, ormai perennemente illuminati a giorno
II
che alberi ci saranno nel bosco di Istambul?
tigli ed acacie come da noi, e querce ed aceri
oppure paulonie magnifiche e ficus dalle alte
aeree radici? o i castagni e i ciliegi e gli alberi
di Giuda dalle fitte infiorescenze rosa?sangue?
ora hanno compagnia ogni notte tutta la notte
ascoltano più canzoni in giorni di quante in mesi
ma soffrono luci improvvise rumori acuti troppo
vicini, nei nidi a stento si addormentano all'alba:
Erdogan dice che li taglia gli alberi di Gezi park
gli servon minareti alti da superare il cielo
gli serve un centro di scambio di merci denaro
potere favori grandeur ma fammi il piacere
direbbe il principe del nostri comici, dai fammi
il discorso – che non chiami alla guerra civile
quello giusto per convincere chi vuole respirare
ossigeno e ascoltare il linguaggio delle foglie
chi vuole riconoscere il verso di usignoli e merli
e sdraiarsi al fresco nell'agosto e rispettare
le scelte di chi quei tronchi annosi ha rispettato
dai convincici: magari un tribunale ti darà ragione
(noi resteremo, negli occhi fughe d'alberi alti
a confondere il sole
Un grande parco cittadino contribuisce a migliorare la qualità della vita dei residenti. Verrebbe da dire: il bosco più bello è quello in città. Perché se ne sente il bisogno più che altrove, per non perdere il senso del proprio essere esseri viventi entro una comunità di viventi non solo umani.
La vicenda del Gezi park di Istambul porta in primo piano però anche la consapevolezza di quanto le politiche di ‘modernizzazione’ che perseguono obiettivi di grandeur (e di arricchimento personale?) non rispettino la volontà dei cittadini, le loro esigenze.
C’è molto di questa vicenda turca che colpisce. Anche “Bella ciao” cantata in corteo, come in Grecia, come in Campidoglio.
Vogliamo rifletterci sopra? Vogliamo parlarne? Vogliamo contribuire con altri versi?
(Marcella Corsi)
Pubblicato il 19/6/2013 alle 11.7 nella rubrica Corsi, Marcella.