Un romanzo terribile, che si ispira ad un fatto reale, accaduto in Siberia. Un villaggio, Musljumovo, vicino alla “città segreta”, che ospita i sopravvissuti degli “incidenti” nucleari accaduti in Russia,
Un romanzo molto ben scritto, che documenta fedelmente quel che accade ad una coppia di innamorati, che si sposano e mettono su famiglia. Il figlio che concepiscono nasce e muore subito, vittima, come tanti, delle radiazioni che la madre ha preso vivendo in zone contaminate nel corso degli
incidenti nucleari.
Il racconto è, come si è già
detto, molto ben scritto: così la storia è scorrevole, e apparentemente priva
di fatti emotivamente sconvolgenti. È la storia di una coppia di innamorati:
lui lavora in un ospedale, come infermiere; lei insegna in una scuola primaria.
Il realismo della narrazione incorpora, via via che si va avanti, i guasti
prodotti dalle radiazioni, come se fossero – e forse per chi li ha subiti lo
sono stati – cose normali, della vita di tutti i giorni. Per chi legge, i
capitoli sono molto brevi (cinque – otto pagine; il libro è in formato B4), e
il titolo di ciascuno è ispirato dai luoghi o dagli episodi che racconta.
Il titolo viene da uno dei
tanti fatti causati da questi incidenti, un fatto che aveva portato il cielo ad
essere invaso dal fuoco. E la continua descrizione di questi fatti, che
restavano misteriosi per il popolo, dato che le autorità non informavano,
faceva scatenare la superstizione; era il diavolo che combinava strane cose.
La storia evidenzia
maggiormente la sofferenza di Tamara, la giovane protagonista, che – dalla perdita
del bambino in poi – rischia di impazzire, ed appare come “pazza” ai suoi
parenti. Non desidero entrare nei particolari della storia: i connotati che
presenta sono senz’altro interessanti per qualsiasi lettore. La drammaticità dei contenuti è più che
evidente.
A mio avviso, il romanzo
merita molta attenzione, per quello che potrebbe accadere in caso di conflitti
con armi atomiche. Ma si tenga conto che non ci si trova in guerra, bensì in
tempo di pace, e che gli incidenti nucleari del tipo di quelli abbozzati nel
racconto sono, in buona parte, accaduti realmente. Il pregio principale del
libro è la scrittura molto scorrevole che l’autrice le ha dato, per cui la
lettura è agevole, ed è ulteriormente facilitata dalla brevità dei capitoli.
Pur raccontando fatti non
belli, il libro ha – a mio avviso – un grande valore documentario, e la scelta
di farlo concorrere al Premio mi pare saggia.
(Lavinio Ricciardi)
Viola Di Grado, Fuoco al cielo, La Nave di Teseo, 2019 [ * ]