E’ un libro immediato, piccolo e breve, da leggere tutto d’un fiato. L’edizione precedente, quella citata sopra e apparsa negli “Inediti d’autore” conteneva circa due terzi di questa, ed aveva solo Alice nel ruolo di protagonista. Quindi la sua conclusione non c’era…il libro lasciava il lettore col dubbio che il coma di Alice non fosse risolubile, e che Alice non fosse più capace di pensare se aspettare, o se invece preferire che la cosa si risolvesse con l’uscita dal mondo dei vivi.
Proprio nel modo in cui il libro - invece - presenta l’evento risolutore sta il segreto di questa autrice, che rivela un grosso attaccamento alla vita e che dà del problema del coma e del relativo tentativo di soluzione con la “morte dolce” un validissimo, originale e molto positivo contributo. Il libro, nella struttura pubblicata con l’editore Cairo (quella di cui sto parlando) ha due parti: una si intitola “Alice” ed ha per protagonista la stessa che è nella prima versione, ma continua oltre quanto descritto in quella edizione, con altri pensieri che portano l’autrice a percepire altro, nel mondo circostante, altro oltre a “le voci intorno”, cioè a quelle del padre e della sorella. Tutta la parte di Alice si sposta dalle riflessioni sul suo coma a quelle di suo padre, che - rimasto vedovo - vive nel pensiero costante delle figlie e della loro crescita e non accetta molto positivamente, anzi non se ne rassegna affatto, la condizione in cui è precipitata la figlia. E Alice - nel coma - percepisce alcune cose del padre: la voce e i tentativi che lui fa per riuscire a scorgere almeno un segno di vita in Alice che gli faccia sperare il meglio.
Il libro si risolve nella seconda parte, che ha un’altra protagonista, Aurora, la sorella minore di Alice. Il monologo di Aurora, che inizia dalla sua infanzia, dal difficile rapporto col padre, nella condizione di figlia minore, dopo la perdita della madre. Aurora cresce per opera di un’amica della madre, Allegra, che si offre di aiutare suo padre nel difficile compito di tirare su due figlie da solo. E da qui, una serie di considerazioni porta Aurora a cominciare ad occuparsi della sorella e del suo difficile stato, contrastando in parte i tentativi di suo padre nel cercare di sapere cosa succede ad Alice quando nessuno è con lei, e concentrandosi invece sull’osservazione della condizione di Alice. Proprio da questo nasce la conclusione, splendida e inattesa, che scaturisce dalle percezioni di Aurora; percezioni che precorrono i tentativi del padre e allertano i medici su un inizio di uscita dal coma.
La scrittura della Ammirati è deliziosa e il libro si fa leggere in un fiato. Ne rimane, specie quando si arriva alla seconda parte, una sensazione splendida, che solo le ultimissime pagine danno. Questa suspense - presente nell’intero libro - è l’elemento chiave della storia e la renda piacevolissima a chi legge.
Mi scuso con chi abitualmente mi legge, per aver raccontato in parte la vicenda; come ho detto poche righe fa, questa ha un epilogo inatteso e molto bello, che lascia nel lettore una sensazione penso comune a chiunque si sia trovato vicino ad una persona in coma. Una sensazione cui la vicenda Englaro ci ha disabituati e che era ora che qualcuno ci desse. Ringrazio da queste righe la Ammirati per averlo fatto.