E’ una vera e propria autobiografia dell’autrice, attraverso la descrizione della sua famiglia e – in particolare – di un evento luttuoso: la perdita della madre.
Come nel secondo libro della Bignardi, anche qui si coglie lo stile essenziale della sua scrittura, privo di fronzoli e abbellimenti letterari.
E’ un libro vario, a tratti divertente, a tratti riflessivo e pieno di pensieri. Per chi conosce il lavoro televisivo della Bignardi, direi un libro ricco di immagini – come per solito lei fa nel suo lavoro, appunto. Ne è venuto fuori un ritratto tipico della società emiliana, centrato su alcuni aspetti della vita all’aperto, in campagna. Un libro in cui pare di “essere in famiglia”: è il clima che l’autrice voleva rendere, probabilmente. E c’è riuscita benissimo. Ma – ancor di più – è riuscita benissimo ad essere quella che tutti i suoi ammiratori conoscono, a tracciare, attraverso la sua storia vera, il suo ritratto scritto, diverso da quello che ne abbiamo dalla televisione, ma non per questo meno fedele.
Un libro che è difficile recensire, come invece si riesce a fare con l’altro scritto, il secondo libro – penso, per quanto ne so. Difficile proprio per questo bellissimo clima di “essere in famiglia”, dove ognuno di noi, anche se la sua vita non somiglia affatto a quella di Daria, si ritrova nella sua famiglia perché ci trova un poco della propria.
Il libro è pieno di storie divertenti in sè, ma anche per come sono descritte. Ed è bellissima la dedica finale alla sorella Donatella, dove le storie…continuano ancor più esilaranti. Ma forse, usare aggettivi per descrivere la bellezza delle semplici descrizioni è riduttivo e anche un po’ offensivo. Occorre leggerlo, per apprezzare l’amore di figlia che Daria mostra per la mamma, quando racconta cose che forse la mamma – in vita – non avrebbe immaginato potessero essere scritte.
Non mi dilungo oltre. Credo che chiunque ami la famiglia questo libro debba leggerlo.
(Lavinio Ricciardi)
Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani, Mondadori, 2010 [
* ]