LA CONGIURA DEI LOQUACI

Il libro – ormai introvabile – costituisce l’opera prima dell’autore siciliano, di cui alcuni mesi fa (circa un anno e mezzo) scrissi a proposito di un romanzo appena uscito da Sellerio, La ferita di Vishinskij [ * ]. E’ – ancora una volta – un buon esempio di romanzo a sfondo noir, cosa immediatamente trasparente fin dalle prime battute. E dalla citazione di Sciascia che l’autore appone al libro – a mo’ di dedica.
Secondo me, che scrivo sempre in qualità di lettore, questo libro è stato l’impronta che ha fatto lievitare lo stile e la propensione letteraria dell’autore stesso per le storie “noir”. La vicenda – anticipata da una lettera, diretta dall’imputato ad un cittadino americano, all’epoca dei fatti tenente delle forze alleate che avevano occupato la Sicilia – si articola nell’arco di due notti e due giorni. Per ognuna delle parti (notte, giorno, notte, giorno) l’autore sviluppa l’azione di vari personaggi: l’appuntato e il maresciallo dei carabinieri, il pretore, il tenente americano Adano e il suo autista Sam, indicato con il diminutivo italianizzato, e molti altri, oltre – naturalmente – alla vittima (il sindaco del paese dell’area dello zolfo), e al presunto assassino, Vincenzo.
Ho conosciuto Savatteri tramite un circolo di affezionati simpatizzanti di Andrea Camilleri, circolo che ha un sito in cui si raccolgono testimonianze e notizie stampa su tutti coloro che indirettamente o direttamente hanno a che fare con Camilleri. Proprio sul sito del circolo, in corrispondenza della voce della rubrica “Autori” che lo riguarda, compare l’elenco di tutte le opere di Savatteri, con un breve commento che ne dà un’idea rapida. Così, per il libro in questione, si citano i personaggi e si dice anche che l’opera è ispirata ad un fatto realmente accaduto, l’uccisione del sindaco di Racalmuto avvenuta nel 1944.
Questo spiega lo svolgersi del romanzo. A mio avviso, la cosa che sorprende prima di tutto un lettore attento è l’organizzazione del romanzo, temporalmente così stretta in confronto all’ampio respiro delle riflessioni dei personaggi attorno all’omicidio e alla figura del presunto assassino, incolpato da vari conoscenti del paese e dalle loro deposizioni al maresciallo dei carabinieri.
Nel libro, che ovviamente ruota attorno alla vicenda dell’ammazzatina - per dirla con termine siciliano – figura di tutto: dal don, cioè il locale capomafia, con i suoi seguaci, ad una buona descrizione della figura del tenente americano, che era alla ricerca di una zia. La storia va avanti tra caratterizzazioni dei personaggi e narrazione della storia attraverso i loro discorsi, spesso fatti in risposta alle domande del maresciallo dei carabinieri o del pretore.
Il racconto – al di là delle possibili complicazioni che quanto ho raccontato fin qui lascia intendere – è scritto in un linguaggio appassionante, e riporta abbastanza il clima dell’Italia (e – in particolare – della Sicilia) degli anni del dopoguerra, con ovvia caratterizzazione ambientale, che Savatteri riesce con pochi tratti a dare a scenari e personaggi. Si legge molto bene e la storia viene seguita agevolmente. L’impressione generale che se ne ha dopo al lettura è ottima. E’ una storia degna dei migliori Montalbano di Camilleri, scritta senz’altro con stile molto originale e personale. Non solo è l’opera prima ma – a mio personale avviso – è una delle opere migliori dello scrittore siciliano. Per coloro che riuscissero a rintracciare il libro, penso proprio che la storia sia di quelle da non perdere, e così per tutti gli appassionati di letteratura noir e anche per i lettori meno impegnati, in cerca di un buon libro da leggere. Lo consiglio di cuore a tutti.
(Lavinio Ricciardi)
Gaetano Savatteri, La congiura dei loquaci, Sellerio, 2000 [ * ]