
Un libro inchiesta, denuncia… ma soprattutto una testimonianza del proprio lavoro.
È – forse – un giudizio sintetico. E’ anche questo. Ma ci sono i puntini sospensivi… che vogliono pure dire qualcosa, se ce li ho messi.
E’ un libro che definirei lineare. Ma prima di leggerlo, mi sono giunte varie eco di giudizi. A parte, ovviamente i “pro-Saviano” e gli “anti-Saviano”, che nelle due definizioni sono auto-referenziali, su questo libro mi fu detto che non è un libro da tenere in biblioteca.
Non lo ho letto perché sono un “pro-Saviano”. Alla sua lettura sono stato spinto proprio perché aspettavo una testimonianza (meno romanzata, ma proveniente da chi ogni giorno, con il proprio lavoro, difende tutti noi dagli abusi di poteri vari, criminali e non). E questo ho trovato. Questo mi sento di segnalare come merito profondo del lavoro di Cantone.
Come lettore, amo molti generi, nella letteratura attuale. Miei preferiti sono “Spy-stories”, ma anche “Love-stories”, per citare soltanto due estremi.
In questo libro, oltre alla testimonianza di un uomo che opera ed ha operato sul fronte della lotta al crimine, in particolare al crimine organizzato, ho ritrovato gran parte degli interessi del giudice Cantone.
Cantone ha testimoniato il suo lavoro, i sacrifici che tale attività comporta, l’effetto che questa attività ha sulla vita familiare di chi se ne occupa, e tante altre cose. Ma nel suo modo di scrivere, trovo che ci sia anche – e soprattutto – traccia della sua educazione e della sua cultura.
Non mi va di fare il riassunto del libro: non si presta a tale compito, perché ogni capitolo ed ogni storia che l’autore racconta sono – prima di tutto – una parte di esistenza e poi una serie di indagini giudiziarie che danno lo spunto narrativo a ciascuna vicenda. Il libro documenta benissimo la vita di un magistrato di oggi, anche di chi non è in prima linea, come lui è stato. Sono invece convinto che il libro vada letto un po’ da tutti, visti i tempi che corriamo, per sfatare una leggenda “metropolitana” che vuole i giudici chiusi solo nel proprio lavoro, nelle proprie aule e poi nella redazione delle sentenze che concludono i processi.
Non mi va di fare il riassunto del libro: non si presta a tale compito, perché ogni capitolo ed ogni storia che l’autore racconta sono – prima di tutto – una parte di esistenza e poi una serie di indagini giudiziarie che danno lo spunto narrativo a ciascuna vicenda. Il libro documenta benissimo la vita di un magistrato di oggi, anche di chi non è in prima linea, come lui è stato. Sono invece convinto che il libro vada letto un po’ da tutti, visti i tempi che corriamo, per sfatare una leggenda “metropolitana” che vuole i giudici chiusi solo nel proprio lavoro, nelle proprie aule e poi nella redazione delle sentenze che concludono i processi.
Il titolo, “Solo per giustizia”, si presta – curiosamente – ad un facile doppio significato: un magistrato che resta “solo” per servire la causa della giustizia (questo potrebbe evincersi dall’inizio della storia, e dalla sua conclusione); oppure il libro è scritto “solo” per dare voce alla giustizia.
La lucidità con la quale la vita di Cantone balza dalle sue pagine rappresenta il vero valore aggiunto del libro. E la scrittura piana e semplice lascia in chi lo legge un profondo coinvolgimento nella realtà di Cantone, forse simile a quello prodotto dalla storia di Roberto Saviano (Roberto Saviano – Gomorra – Mondadori, stessa collana), e certo sicuramente consapevole del compito che un uomo chiamato a giudicare fatti di quel tipo dimostra sempre di saper assolvere.
Così, con altrettanta lucidità, Cantone passa dalla cronaca giudiziaria alla descrizione della figura dei pentiti (che compaiono nella parte finale del libro). Si può dire tanto e niente su questo libro. Ma certo non che è un libro da leggere e dare via, da non tenere nella propria biblioteca. E non mi sento di giudicarlo, prima di tutto perché non sono “addetto ai lavori”, avendo interessi che non contemplano la giurisprudenza, e poi perché – da semplice cittadino – considero il lavoro di un magistrato, e di un magistrato anti-crimine in particolare, uno dei più utili alla nostra convivenza civile.
Anche se forse non sono riuscito a farlo comprendere, il mio giudizio è certamente molto positivo.
(Lavinio Ricciardi)
Raffaele Cantone, Solo per giustizia, Mondadori, 2008 [ * ]